Medea

di Lucio Anneo Seneca
Traduzione di Luigi Maria Musati
Regia di Brando Minnelli
con:
Emanuela Valiante, Rocco Antico, Francesca Scaglione, Marco Valeri, Marco Florio
In scena i giovani attori protagonisti del Progetto INTERREG – Transfrontaliero Adriatico, un percorso culturale che ha visto vari partners italiani e stranieri, e tra essi la Regione Abruzzo e l’ATAM, impegnati a creare un ponte di solidarietà tra i popoli del Mediterraneo, passando attraverso la valorizzazione del patrimonio artistico e la formazione teatrale.
Il primo scambio è avvenuto con la Serbia dove la scorsa estate, a Belgrado, è andata in scena una Medea bilingue, con giovani attori serbi e italiani.
Lo spettacolo – nella traduzione efficace e colta di Luigi Maria Musati, direttore dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” dopo essere stato ospitato, in estate, nel cartellone di Archeo – e interpretato solo da attori italiani – approda a L’Aquila per la rassegna teatrale “Volo Libero” prodotto dalla compagnia Teatrozeta
Ed ecco dunque questa “nuova” Medea, tragica e attuale. Maga, straniera, madre e infanticida.
Uno dei personaggi più straordinari dell’universo mitologico antico che ha sollecitato numerose rielaborazioni nella letteratura classica e moderna ( da Euripide a Ovidio, da Seneca a Lessing, da Pavese a Pasolini, fino a Christa Wolf), estendendo la sua influenza fino al melodramma.
Ma lo spessore magico di Medea emerge, più compiutamente che altrove, in ambito latino. E Seneca testimonia la realtà di questa affermazione:
Il teatro di Seneca in generale, e la Medea in particolare, rappresentano un momento cruciale nella storia del teatro. Sottovalutato e assai poco rappresentato ai giorni nostri, è stato invece il centro dell’attenzione di Marlowe, Shakespeare e Artaud.
La “parola crudele” di Seneca è, in verità, alla base delle drammaturgie  più importanti dell’Occidente.“Presentiamo un lavoro che ne illumina soprattutto le potenzialità melodrammatiche- afferma Annamaria Amato, che coordina la messa in scena – nel senso tecnico e “alto” del termine: la Medea di Seneca come un potenziale libretto d’opera o, se preferite, di un musical. Per questo è stato centrale il concetto di costruzione di una partitura, a partire da una nuova traduzione appositamente realizzata, con il conseguente lavoro di interazione tra interventi musicali, parola e gesto”.
Il lavoro ruota attorno al verso 910.”Medea nunc sum; crevit ingenium malis”, “Ora sono Medea, il mio io è maturato nel male”.
Seneca, pur rispettando la trama euripidea, pone Medea su un piano infernale e legato alle pratiche della magia nera, in cui il suo agire è ispirato da fredda e premeditata crudeltà
La tragedia di Seneca si apre, difatti, proprio con una preghiera dalla protagonista alle divinità degli inferi e agli dei dell’Olimpo perché  diano la morte alla nuova sposa di Giasone, al padre di lei e a tutta la stirpe regale di Corinto.
Di lì si dipana la vicenda: una vicenda in cui la ragione viene sconfitta e il logos, ossia la parola, è annullato dall’ira. Medea è, nella sua tragica crudeltà, strumento della giustizia divina che punisce così l’empietà dell’impresa degli Argonauti. Giasone paga la violazione dei limiti consentiti all’uomo non con la vita,  ma con la morte dei propri figli che Medea getta ai suoi piedi, folle di dolore e di inumana violenza.
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